Parodontologia Cosa è bene sapere prima
Intro
Parodontologia Cosa è bene sapere prima
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I sintomi della parodontite possono includere gengive infiammate, arrossate e gonfie, sanguinamento durante lo spazzolamento, recessione gengivale (le gengive si ritirano scoprendo le radici dei denti), formazione di tasche profonde tra i denti e le gengive, cattivo alito persistente e mobilità dei denti.
Altre volte invece, i sintomi sono assenti nonostante la progressione della malattia, e il paziente non si accorge del problema finché non si eseguono una visita parodontale, un charting (o sondaggio parodontale) e delle radiografie, grazie ai quali si riescono ad identificare i segni precoci della malattia.La Parodontite può essere più o meno grave e più o meno complessa: si identifica uno stadio (da 1 a 4) ed un grado (A, B o C), che serviranno, insieme alle radiografie endorali, a definire il piano di trattamento personalizzato per ogni singolo paziente.Purtroppo ad oggi non è ancora stata scoperta una cura definitiva per la Parodontite, che può però essere tenuta sotto controllo qualora si intercetti precocemente, effettuando delle sedute di ablazione del tartaro sopragengivale (pulizia dei denti) e sottogengivale (levigatura radicolare) con una certa frequenza decisa in base a stadio e grado.Nel caso in cui la malattia fosse già in una fase avanzata, potrebbe essere necessario eseguire degli interventi di chirurgia parodontale o, nei casi più gravi, estrarre dei denti.Durante tutta la durata delle cure parodontali e ancor di più durante il mantenimento post-trattamento, la compliance (collaborazione del paziente) è fondamentale per la buona riuscita delle terapie.Senza compliance, è molto difficile che le terapie riescano, e la perdita dei denti diventa più frequente, ed in alcuni casi gravi, ineluttabile.
I sintomi della parodontite possono includere gengive infiammate, arrossate e gonfie, sanguinamento durante lo spazzolamento, recessione gengivale (le gengive si ritirano scoprendo le radici dei denti), formazione di tasche profonde tra i denti e le gengive, cattivo alito persistente e mobilità dei denti.
Altre volte invece, i sintomi sono assenti nonostante la progressione della malattia, e il paziente non si accorge del problema finché non si eseguono una visita parodontale, un charting (o sondaggio parodontale) e delle radiografie, grazie ai quali si riescono ad identificare i segni precoci della malattia.La Parodontite può essere più o meno grave e più o meno complessa: si identifica uno stadio (da 1 a 4) ed un grado (A, B o C), che serviranno, insieme alle radiografie endorali, a definire il piano di trattamento personalizzato per ogni singolo paziente.Purtroppo ad oggi non è ancora stata scoperta una cura definitiva per la Parodontite, che può però essere tenuta sotto controllo qualora si intercetti precocemente, effettuando delle sedute di ablazione del tartaro sopragengivale (pulizia dei denti) e sottogengivale (levigatura radicolare) con una certa frequenza decisa in base a stadio e grado.Nel caso in cui la malattia fosse già in una fase avanzata, potrebbe essere necessario eseguire degli interventi di chirurgia parodontale o, nei casi più gravi, estrarre dei denti.Durante tutta la durata delle cure parodontali e ancor di più durante il mantenimento post-trattamento, la compliance (collaborazione del paziente) è fondamentale per la buona riuscita delle terapie.Senza compliance, è molto difficile che le terapie riescano, e la perdita dei denti diventa più frequente, ed in alcuni casi gravi, ineluttabile.
Cosa sapere
Prima di iniziare quindi un percorso di terapia parodontale, il paziente deve sapere che:
- È necessario spazzolare bene i denti per almeno 3 minuti dopo ogni pasto o spuntino, utilizzando anche gli scovolini se indicato dal dentista o dall’igienista;
- I forti fumatori (più di 10 sigarette al giorno) non possono accedere alle terapie rigenerative, tutti i fumatori hanno una inferiore probabilità di successo delle terapie, sia chirurgiche che non chirurgiche;
- La frequenza delle sedute di ablazione del tartaro è personalizzata in base alle necessità di ogni paziente: saltare le sedute o rimandarle può causare il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati inizialmente, aumentando i costi e allungando i tempi. Qualora venisse meno la continuità delle cure, alcuni obiettivi potrebbero diventare impossibili da raggiungere, richiedendo così una nuova pianificazione terapeutica e l’inizio di un nuovo percorso di cure;
- Alcune malattie possono portare ad un peggioramento della Parodontite, ma allo stesso tempo il trattamento parodontale può aiutare a migliorare alcune condizioni sistemiche (diabete, ipertensione). Nel caso in cui le patologie del paziente non siano sotto controllo non sarà possibile attuare tutte le terapie d’elezione, ma sarà necessario prima adeguare le terapie e portare i valori nella norma;
Cosa sapere
Benefici dell’intervento
Ottenere un guadagno di tessuto di supporto di elementi dentari compromessi dalla malattia parodontale. Questa evenienza comporta un aumento della stabilità dei denti e della loro prognosi (permanenza in bocca) e dell’eventuale ancoraggio protesico successivo. I risultati attesi prevedono: la riduzione della profondità di sondaggio, il guadagno di attacco clinico e una minima recessione del tessuto marginale.
Rischi dell’intervento
Sono relativi: all’impiego inevitabile di anestetico locale, con vasocostrittore o senza, a cui alcuni soggetti possono risultare particolarmente sensibili per allergie, patologie renali, cardiache, endocrine o stato di gravidanza; alla possibilità di lesioni ossee o parodontali; raramente aumento della mobilità fino alla perdita del dente.
Complicazioni
Dopo l’intervento è possibile avere aumento della sensibilità dei denti, dolore
(controllabile farmacologicamente), infezione, infiammazione (con gonfiore ed
ecchimosi nella guancia e nelle zone adiacenti la sede dell’intervento) o emorragia (facilmente controllabile). Raramente si verifica una temporanea impotenza funzionale ed un rialzo della temperatura. Tutte le complicazioni immediate e a distanza vengono notevolmente ridotte attenendosi scrupolosamente alle indicazioni dell’odontoiatra e ai tempi consigliati per i controlli a distanza.
Benefici dell’intervento
Correggere i difetti di morfologia, posizione e/o quantità dei tessuti molli parodontali o perimplantari. Le varie tecniche possono prevedere interventi con spostamenti di tessuti (definiti “a lembo”) oppure innesti gengivali o combinazioni di entrambe le tecniche. I risultati attesi sono: guadagno del livello di attacco clinico, eliminazione o riduzione delle recessioni del tessuto marginale, incremento del tessuto cheratinizzato.
Rischi dell’intervento
Sono relativi: all’impiego inevitabile di anestetico locale, con vasocostrittore o senza, a cui alcuni soggetti possono risultare particolarmente sensibili per allergie, patologie renali, cardiache, endocrine o stato di gravidanza; alla possibilità di lesioni ossee o parodontali; raramente aumento della mobilità fino alla perdita del dente.
Complicazioni
Dopo l’intervento è possibile avere aumento della sensibilità dei denti, dolore (controllabile farmacologicamente), infezione, infiammazione (con gonfiore ed ecchimosi nella guancia e nelle zone adiacenti la sede dell’intervento) o emorragia (facilmente controllabile) in particolare laddove sia presente un sito donatore in cui è stato prelevato tessuto molle. Raramente si verifica una temporanea impotenza funzionale ed un rialzo della temperatura. Tutte le complicazioni immediate ed a distanza vengono notevolmente ridotte attenendosi scrupolosamente alle indicazioni dell’odontoiatra ed attenendosi ai tempi consigliati per i controlli a distanza.
Benefici dell’intervento
Ripristinare la dimensione biologica e/o ottimizzare l’esecuzione di restauri conservativi e protesici. In caso di tasche parodontali, l’intervento chirurgico migliora la prognosi dei denti (permanenza in bocca) e dell’eventuale ancoraggio protesico successivo. I risultati attesi prevedono: la riduzione della profondità di sondaggio, la riduzione del sanguinamento al sondaggio, modificazioni del livello di attacco clinico e una recessione del tessuto marginale. La terapia chirurgica deve comunque essere considerata come mezzo aggiuntivo alla terapia causale e alla terapia meccanica non chirurgica e deve avere come obiettivo primario quello di facilitare l’igiene orale domiciliare instaurando una morfologia gengivale, ossea e dentale conforme al raggiungimento di questo obiettivo.
Rischi dell’intervento
Sono relativi: all’impiego inevitabile di anestetico locale, con vasocostrittore o senza, a cui alcuni soggetti possono risultare particolarmente sensibili per allergie, patologie renali, cardiache, endocrine o stato di gravidanza; alla possibilità di lesioni ossee o parodontali; raramente aumento della mobilità fino alla perdita del dente.
Complicazioni
Dopo l’intervento è possibile avere aumento della sensibilità dei denti, dolore (controllabile farmacologicamente), infezione, infiammazione (con gonfiore ed ecchimosi nella guancia e nelle zone adiacenti la sede dell’intervento) o emorragia (facilmente controllabile). Raramente si verifica una temporanea impotenza funzionale ed un rialzo della temperatura. A volte è possibile registrare un aumento della mobilità dei denti nella zona d’intervento per 7-15 gg. Tutte le complicazioni immediate ed a distanza vengono notevolmente ridotte attenendosi scrupolosamente alle indicazioni dell’odontoiatra ed attenendosi ai tempi consigliati per i controlli a distanza.
Raccomandazioni postoperatorie
- Assumere scrupolosamente la terapia farmacologica prescritta per il controllo del dolore (FANS; Paracetamolo, Corticosteroidi) ED EVENTUALE TERAPIA ANTINFETTIVA SISTEMICA (ANTIBIOTICI) preferibilmente ad orari fissi.
- Utilizzare alimentazione semiliquida per i primi tre giorni e successivamente morbida per almeno una settimana. Si consiglia di non masticare nel lato della zona operata per almeno una settimana dall’intervento.
- Applicare un impacco di ghiaccio sulla cute della regione interessata dall’intervento chirurgico in maniera intermittente (15 minuti si/15 minuti no) per almeno 3 ore.
- Buona prassi: evitare attività fisica intensa nelle 24-48 ore successive all’intervento.
- Un lieve sanguinamento durante le ore che seguono (48 ore) è da considerarsi del tutto normale. Qualora l’emorragia fosse importante/persistente contattare lo studio dentistico.
- In presenza di edema accentuato (con/senza ecchimosi) la terapia con ghiaccio può applicarsi per lo stesso lasso di tempo nelle 24 ore successive. In caso di ecchimosi possono applicare sulla cute farmaci antiedemigeni secondo le indicazioni.
- Fasi di controllo dell’igiene orale post operatoria (uso dello spazzolino e del collutorio):
a) Uso dello spazzolino ultra soft a partire dalla prima settimana fino al ristabilirsi delle normali procedure di igiene orali (8 settimane)
b) Ripristino dopo due mesi delle normali manovre di igiene orale con spazzolino manuale setole morbide o elettrico a testina tonda con setole sensitive
c) Sciacqui con collutorio a base di clorexidina (dopo le prime 24ore) DA MANTENERE IN MANIERA PASSIVA
Durante un periodo di almeno 4 settimane
Posologia
0,12% 2 volte al giorno 15ml per 60 secondi
0,2% 2 volte al giorno 10ml per 60 secondi
d) Reintrodurre il normale utilizzo dello scovolino a partire dalle 8 settimane post intervento