Forse non tutti sanno che lo smalto dentario è il tessuto più duro esistente in natura. I dentisti per limarlo hanno bisogno di frese diamantate che girano ad altissima velocità e sotto costante irrigazione di raffreddamento. Così come non è noto a tutti che la bocca è un apparato che funziona correttamente se i suoi organi (denti, lingua, labbra, etc.) vengono usati nei modi giusti e per le funzioni cui sono stati creati.
Uno dei modi più comuni di rovinare lo smalto dentario e i denti è il “vizio” di rosicchiarsi unghie e pellicine: Onicofagia
Sono tante le cause mentali che portano le persone ad effettuare automaticamente questo gesto di nervosismo: stress, ansia, malumore. L’American Psychiatric Association ha classificato questa “usanza” come una vera e propria malattia mentale. L’onicofagia è un disturbo compulsivo che può interessare il paziente, pediatrico o adulto. Secondo la teoria freudiana è un sintomo di fissazione orale. È rilevabile nel 30% dei bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni e nel 45% degli adolescenti. Spesso i pazienti tendono a negare o a ignorare le conseguenze del disturbo.
L’onicofagia può portare al danneggiamento dell’iponichio, la porzione di pelle posta alla base e ai lati dell’unghia. Questo può portare a una maggior suscettibilità ad agenti batterici o virali e causare un patereccio. Anche la saliva può avere un ruolo nell’arrossamento e nell’infezione dell’area. L’onicofagia è strettamente correlata anche a patologie dentarie;
può portare a malocclusioni, danni gengivali/parodontali da traumi, estese abrasioni delle corone talvolta fino ad esposizione della polpa;
può inoltre condurre, tramite il continuo traumatismo, a rottura del fascio vascolo-nervoso a livello dell’apice, con relativa perdita di vitalità del dente, necrosi pulpari e conseguenze patologiche successive, quali perdita del colore naturale del dente, granuloma, possibile formazione di cisti radicolari.
La terapia comportamentale è utile quando più semplici misure non sono efficaci. La Habit Reversal Training (HRT), che cerca di far disimparare l’abitudine di mangiarsi le unghie ed eventualmente sostituirlo con un comportamento più costruttivo, ha dimostrato maggiore efficacia rispetto al placebo nei bambini e negli adulti. In aggiunta al HRT, è usata anche la terapia del controllo degli stimoli sia per identificare sia per eliminare lo stimolo che fa scattare l’impulso. Dal punto di vista sociale, vedere una mano con le unghie consumate, può far pensare ad una persona timida, con scarsa autostima, che trova nella pratica del vizio un modo di gestire la rabbia, l’ ansia, la sensazione di forte noia.
In casi complessi e resistenti alle terapie comportamentali può essere utile il ricorso a psicoterapia.